Di sardine e d’altri linguaggi politici
Abstract
1. Al mercato di via Drapperie, a Bologna, verso la metà di novembre 2019 le sarde si vendevano tre euro al chilo. In più di una pescheria, il prezzo era uguale a sempre, nessuna variazione significativa. Eppure là accanto, nell’immensa piazza Maggiore, proprio in quei giorni sedicimila e passa sardine la stavano facendo da protagonista, strette strette, non solo producendo un risultato insperato contro l’aggressività delle destre, della lega e del sovranismo populista, ma inventando un nuova forma d’espressione politica: un flash mob ironico in nome di una figura del mondo – la sarda, appunto – non particolarmente eroica né in alcun modo prestante. Una figura che – sulla base al noto meccanismo mediatico del ‘contagio’ che, accadendo, non cessa di stupire in primo luogo chi lo ha provocato – in pochissimo tempo ha spopolato nelle piazze di mezza Italia e, sembra, non soltanto. Tutti le vogliono, tutti pretendono di esserlo: con grandi entusiasmi e tanta, tanta incertezza per l’immediato futuro.
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